Sexmachine

di e con Giuliana Musso

musiche in scena Igi Meggiorin
regia Massimo Somaglino
collaborazione al soggetto Carla Corso

Le prostitute si possono chiamare in molti modi: meretrici, fallofore, puttane, cocottes, passeggiatrici, belle di notte, lucciole, troie, sex-workers, donnacce, donne facili, donnine leggere...
I clienti si chiamano clienti.


Un'attrice ed un musicista in scena danno voce ed anima a sei personaggi che, visti in sequenza, formano un quadro di contemporanea umanità multiforme e complicata.
Sono quattro uomini e due donne: Dino, pensionato; Vittorio, agente di commercio; Monica, mamma di Cristian; Silvana, prostituta; Igor, ventenne addetto all'assemblaggio; Sandro, piccolo imprenditore. Hanno tutti in comune due cose: appartengono alla cultura del nord-est e trovano soddisfazione ai loro bisogni e ragione alle loro paure nel variegato e complesso mondo dei rapporti sessuali a pagamento.

Mentre quella delle prostitute è una categoria numericamente ristretta, indagabile ed indagata, dei clienti non si sa nulla, non si indaga, nulla viene messo in discussione. Perché i clienti siamo noi.
Tutti noi. Noi italiani: figli mammoni e amanti focosi, noi, con le donne più belle del mondo (ah... la Loren!) e il sacro vincolo del matrimonio e la famiglia al primo posto e i figli che son pezz'e core. Amanti delle cose belle e della buona cucina, amanti. Ammiratori. Corteggiatori. Un po' gelosi ché "se no che amore è?!", e anche un po' possessivi e bigotti "copriti svergognata...". Noi! Popolo di santi, poeti, navigatori e uomini che vanno a puttane.

Sexmachine ci parla di sesso e potere. Oggi. Nella grande macchina del sesso ci siamo tutti, basta sapersi riconoscere, basta ammettere di essere inclusi... Eccoci a pensare che una donna che vende il proprio corpo non è normale, o è una pazza o è una poveretta... mentre il maschio ha degli istinti da sfogare, è normale, ha dei bisogni fisici da soddisfare, è la sua natura in fondo. Lui è pulito: paga. Lei è sporca: guadagna. Lui si vanta con gli amici. Lei vive nell'ombra. Se beccati: lui prende una multa, lei va in galera.

Sexmachine Ci parla di sesso e denaro. Oggi il sesso è l'anima del commercio. Non esiste prodotto che non possa essere pubblicizzato da un bel corpo nudo, da un gesto lascivo, da un simpatico doppio senso: compri un deodorante e ti tromba Banderas, mangi un gelato e godi, guidi l'auto e riesci a raggiungere l' orgasmo. Oggi per fare sesso non serve più fare sesso.

Sexmachine è la macchina delle libertà. Perché grazie a Dio oggi lo possiamo fare dove,come e con chi vogliamo. E più liberi siamo e più andiamo a farlo di nascosto, con donne che non conosciamo e che talvolta libere non sono. I rapporti sessuali a pagamento in Italia sono - ogni giorno - più di 25.000. Quasi 10 milioni di rapporti all'anno esprimono in modo chiaro ed inequivocabile un bisogno di sesso che i rapporti gratuiti e reciproci o non possono o non sanno soddisfare.

Sexmachine ovvero del bisogno di ricerca di sesso altro. Andare a puttane non è una malattia. Devono parlare gli uomini: abbiamo bisogno di sapere del loro grande amore per le prostitute e del loro simultaneo disprezzo per queste donne. 
Mentre il mercato si espande e la domanda di sesso mercenario cresce, crescono gli abusi, i crimini, e si concretizza, sotto forma di leggi dello Stato, la voglia di ridurre la libertà delle donne e di limitare il loro diritto ad esercitare con dignità e sicurezza il loro mestiere. La prostituta e i suoi clienti sono i soggetti del più grande paradosso dei nostri tempi.

 

PREMIO DELLA CRITICA 2005 

"Sexmachine, un'acuta e spietata indagine sul fenomeno della prostituzione, inquadrato in un_ottica inedita. I suoi spettacoli nascono da capillari e rigorose ricerche, alle quali si unisce l'attitudine alla narrazione e la non comune capacità di dar vita sulla scena a personaggi diversi e prodigiosamente autentici". 

 

PREMIO HYSTRIO ALLA DRAMMATURGIA 2017

Motivazioni della Giuria 
Con una serie di creazioni, centrate su ciò che più vicino è al sentire della gente, in questi ultimi quindici anni Giuliana Musso si è imposta tra le autrici-perfomer più intense della scena italiana. La nascita, la morte, la fede, il sesso, la guerra: temi che toccano fino in fondo le donne e gli uomini contemporanei sono stati da lei esplorati con strumenti affini al giornalismo d’inchiesta e poi traslati in una drammaturgia limpida, portata in scena il più delle volte in forma di monologo, coinvolgente e sempre consapevole di ciò che il corpo del performer racconta a chi guarda. Spettacoli come Nati in casa (2001), Tanti saluti (2008), Sexmachine (2005), La fabbrica dei preti (2012), Mio eroe (2016), La base (2011) e Dreams (2011) sono esempi dell’efficace “giornalismo teatrale” a cui si è dedicata, ottenendo l’attenzione viva, spesso commossa, del pubblico. Artista della consapevolezza civile, Giuliana Musso registra dati, comportamenti, opinioni nei territori dove compie le proprie indagini (il Nordest italiano, soprattutto), ma non rinuncia all’empatia con lo spettatore, sia nei frequenti slanci comici sia nell’avvicinarsi, con pudore e partecipazione, a eventi altamente drammatici.  

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